la busta

Versione più confidenziale del regalo utile è la busta.

Un tempo riservato ai parenti stretti, spesso un po’ datati, che avevano difficoltà a spostarsi da casa e che difficilmente potevano concepire come idea vincente quella di spendere denaro per un gioco. E allora ti piegavano la banconota in una bustina bianca che passava direttamente dalla mano del benefattore a quella della mamma che magicamente la imboscava e la faceva riapparire dopo le feste sotto forma di buono postale. Mai che le buste del nonno fossero accompagnate da una caramella gommosa, da una molletta per i capelli, da una gomma profumata … sembrerò un’ingrata ma mi scendeva la lacrima ogni volta che, nel gesto di consegnarmi il regalo, lo vedevo infilare la mano in tasca e non in un sacchetto colorato.

Ma ho sentito raccontare di buste affidate a genitori e poi smarrite, mai più pervenute, di buste infilate nel cassetto delle credenza, in quello in cui si mettevano le bollette di luce e gas … brutta fine …

Ora invece regalare soldi non fa più “piccola fiammiferaia” ma al contrario segna la svolta, l’indipendenza, il passaggio all’era adulta. Anche perchè l’età in cui si hanno le proprie esigenza si è abbassata drasticamente! no, non parlo nè di sigarette nè di sesso. Oggigiorno appena hai un’età da scrivere con due cifre hai un sacco di cose da gestire con il tuo budget: la ricarica del telefono, il semipermanente alle unghie, gli aperitivi …

Io potevo uscire solo se i miei sapevano dove e con chi ero. Non avevano bisogno di monitorare i miei spostamenti con il localizzatore del cellulare perchè appena uscivo dal loro raggio visivo c’erano i vicini di casa dietro alle tende; andando più in là c’erano i vicini dei miei vicini a controllare e così via via per un raggio di chilometri. Una sorta di primordiale Grande Fratello.

Il trucco agli occhi era abbozzato in ascensore alla cieca e ripassato sfruttando lo specchietto retrovisore dei motorini parcheggiati.

O eri con un adulto o eri in un posto che conoscevano perciò il cellulare non ti serviva e per parlare con gli amici usavi quello in salotto con la cornetta o (meglio) lo facevi guardandoli direttamente negli occhi.

La merenda per l’intervallo te la portavi da casa fasciata con precisione maniacale dalla mamma. Prima che suonasse il campanello la voglia di spiluccare faceva sì che infilassi la mano in cartella e allora il delirio: briciole in ogniddove, l’unto della focaccia assorbito dai quaderni, il cioccolato spalmato sulle copertine dei libri …

Ehi nonno, trent’anni fa ti dicevo un grazie forzato e il mio abbraccio era tutt’altro che caloroso però, col senno del poi, ti avrei abbracciato così forte da stritolarti perchè le tue bustine mi hanno aiutata a pagare le rate della mini!

4 risposte a “la busta”

    1. e tu sei adorabile; come sempre!!
      Credo di averti “infilata” da qualche parte , anche perchè sei sempre nei miei pensieri.
      Credo tu sia una menzionata-speciale-anonima ..

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